martedì 12 febbraio 2013

Underground (scritto da Murakami Haruki)

Titolo originale: Andaguraundo (parte prima)
Yakusoku sareta basho de (parte seconda)

Il libro è diviso in due parti, poichè la seconda è stata scritta successivamente e quindi pubblicata in un altro momento. Qui in Italia invece sono state stampate in un unico volume. La prima è Underground, appunto, la seconda Nel luogo promesso. Murakami è conosciuto per i suoi romanzi particolari, per le ambientazioni che riesce a creare. In questo libro però, è raccontata una storia vera. Il 20 marzo del 1995, alcuni appartenenti al culto religioso Aum armati di ombrelli con punte affilate, bucarono delle sacche piene di sarin (gas tossico) sui treni delle linee della metropolitana di Tokyo. Causarono 12 morti e migliaia di intossicati. Ne avete mai sentito parlare? Io no. Non fino a quando passeggiando in libreria, ho scorto questo libro. Avevo già altri libri di Murakami, ma questo mi aveva proprio attirato. E volevo saperne di più. Perché ci parlano sempre di attentati in America, in Europa, anche a distanza di anni e mai di quanto è successo in Giappone?! Io credo sia altrettanto importante ricordare cosa accadde quel 20 marzo a Tokyo. Lo scrittore ha sentito il bisogno di capire cosa hanno provato in quei momenti le persone coinvolte nell'incidente. Così il libro è un insieme di interviste fatte a chi ha accettato l'incontro. Prima di ogni racconto in alto è riportata una frase chiave della persona, il nome (a volte fittizio) e gli anni o data di nascita. Una breve introduzine dell'autore su come gli è sembrata la persona e poi l'intervista. Alcuni hanno avuto solo lievi intossicazioni, altri molto peggiori e ancora accusano sintomi. Immaginate di stare andando al lavoro. Solita ora, solito treno. D'un tratto sentite un odore strano, e poi vi sembra che tutto diventi buio anche se c'è il sole, vi gocciola il naso, non riuscite a respirare bene. Il caos. Leggendo però le varie interviste, ho capito come i giapponesi in questi casi si diano aiuto l'un l'altro nel maggiore dei casi. Non vanno in panico, e cercano di essere d'aiuto finché possono. Hanno descritto le sensazioni, cosa hanno visto, la loro vita e come questa è cambiata dopo l'attentato. E hanno parlato di come si sentono verso chi ha creato questa situazione. Io personalmente non conoscevo il culto Aum. E devo dire che sono rimasta sbalordita da come fosse organizzato. Nella seconda parte infatti Murakami ha voluto intervistare anche alcuni adepti del culto. Così veniamo a conoscenza di cosa li ha spinti ad avvicinarsi a questo culto, cosa li ha spinti (alcuni) a lasciarlo. Come si sono sentiti dopo l'attentato, se sapevano cosa stava succedendo. La maggior parte però non ne sapeva nulla. Non aveva idea dell'attentato (vivevano una vita distaccata dalla società), o comunque pensava che li avessero presi come capro espiatorio (erano successi altri "incidenti"). Poi però anche loro ammettono che dev'essere vero. Anche se secondo la loro dottrina questo atto sarebbe stato incoerente. Insomma, non si può fare di tutta l'erba un fascio. Leggendo questo libro io ancora di più mi accorgo che davvero noi sappiamo sempre una piccola parte delle cose, quello che ci dicono i media, quello che vogliono farci sapere. Se fosse successo a noi? Quindi per favore, non abbandonate l'idea di saperne di più perchè "tanto non mi riguarda", "tanto è successo lontano". Queste interviste mostrano la società, la gente, ed è un mezzo per non ricadere negli stessi errori, per capire cosa è andato storto, come migliorare. È vero è successo in Giappone. Ma questo non vuol dire che non ci riguarda.

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